Dalla
prefazione di Emilio Carlo Corriero
“Filosofie
della natura dopo Schelling
ha l'indiscusso merito di aver ricostruito la prima fase della
filosofia della natura di Schelling, evidenziando la radicalità
dell'impostazione platonica originale e l'unitarietà di quel
programma filosofico, con il risultato di riportare la particolare e
fruttuosa nozione schellinghiana di 'natura' all'interno del
dibattito filosofico contemporaneo, dapprima in dialogo e confronto
con la cosiddetta svolta speculativa e poi con il 'nuovo realismo' e
le sue derivazioni, suggerendo una proposta filosofica originale che
si fonda sulla concezione dinamica dell'essere”
dalla
postfazione di Maurizio Ferraris
“Per
Grant richiamarsi alla natura è appellarsi alla sintesi, al fatto
che, come giustamente sosteneva Kant, prima dell’analisi c’è
sempre la sintesi, l’unione, la totalità – cioè riferirsi
alla “fisica del tutto” che sta al centro della riflessione di
Schelling sin dal commento al Timeo del 1794. E non
dimentichiamo, d’altra parte, che la sintesi non è solo quello
che c’è prima, ma anche quello che accresce la nostra conoscenza:
c’è poco gusto a sapere (analiticamente) che nessuno scapolo è
sposato, e molto più gusto (sinteticamente) a sapere che uno
scapolo è buon amico di Emma Bovary. Ne può nascere un romanzo,
qualcosa che non c’era prima, qualcosa che non descrive ciò che
è dato, ma crea un nuovo oggetto.
Ma
in cosa consiste questa sintesi? Come ho detto più sopra, è
qualcosa che comprende l’ontologia e l’epistemologia, d’accordo
con la visione della natura come spirito inconscio e dello spirito
come natura portata a consapevolezza. Dunque non ha nulla a che fare
con la natura già analizzata, compresa e ridotta dalle scienze
naturali. Non è qualcosa di obbiettivato, ma è piuttosto un
processo, una emergenza, dunque ha una caratteristica dinamica […].
Tutto sta nel capire come sia possibile conciliare questo dinamismo
con la nozione di “sintesi”, evitando di ricadere in qualche
Schwärmerei.”